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Il nuovo romanzo di Gloria Antonella Pompilio inlibreria

di Morena Marzoli

Intervista alla scrittrice teatina

Come è nata l'idea di scrivere un romanzo, da cosa ha tratto l'ispirazione? 

L'ispirazione nasce con noi.

Uno scrittore secondo me è paragonabile ad una gestante, egli ha in sé una creatura che prende forma giorno per giorno finché arriva il momento di darla alla luce.

È un momento difficile in cui si attraversa una sofferenza a volte anche fisica e poi finalmente dopo un travaglio più o meno lungo, questa creatura viene al mondo.

Certo il lavoro dello scrittore non finisce qui, tra lui e la sua opera si stabilisce un legame affettivo simile a quello che lega una madre ad un figlio e si continua ad avere cura del proprio lavoro per sempre.

L'ispirazione è ancestrale e nasce con noi.

La città di Chieti fa da cornice alla narrazione, il suo romanzo è autobiografico?

Il libro è il cammino di una vita, passo dopo passo.

Chieti diventa quasi per prosopopea un palcoscenico vivo, che nel libro viene descritto a tutto tondo, usando ogni umano senso.

Chieti appare come baluardo eretto a difendere il rassicurante senso dell'appartenenza che è l'unico senso che ci permette di avere delle radici senza le quali non avremmo più la nostra dignità.

A quale pubblico si rivolge il suo romanzo?

Il mio libro può essere letto da chiunque, così come la vita stessa, infatti è diviso in tre parti: infanzia, adolescenza e maturità.

Scoprirne i simboli però è riservato alla sensibilità del lettore e a quanto i suoi occhi sanno guardare oltre.

Nel libro c'è un personaggio preferito a cui è particolarmente legata?

Il Destino.

È stato da sempre una presenza oserei dire fisica nella mia vita, non mi ha lasciata mai, neanche quando credevo mi avesse abbandonato.

Il Destino è stato quasi un alibi perfetto per i miei sbagli ma non mi ha mai giudicata.

Mi ha insegnato che nulla è casuale nella nostra vita, ma tutto era già scritto.

Siamo spesso di fronte ad un bivio e siamo costretti a scegliere da che parte andare.

Il più delle volte imbocchiamo uno dei vicoli senza una precisa ragione e ci sembra di aver fatto la nostra scelta in piena libertà.

Lungo il cammino incontriamo altre creature che potrebbero cambiare la nostra vita per sempre o potrebbero accadere episodi che la segnerebbero in modo indelebile.

Ecco io non credo che si possa scegliere un sentiero per caso se ci ritroviamo a camminare li anziché altrove è perché era il nostro Destino.

Ci sarà un seguito del romanzo?

Il romanzo ha un finale aperto, mio più grande desiderio sarebbe quello di scrivere una trilogia, la trilogia della Lucciola.

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