La nuova silloge poetica del Prof. Vito Moretti
di Kristine Maria Rapino
“C’è un momento in cui, per ciascuno di noi, gli oggetti cessano di essere tali e si fanno cose”.
È questo il pensiero alla base dell’ultima silloge poetica del Prof. Vito Moretti intitolata “Le cose”, edita dalla casa editrice Tabula Fati dell’editore Marco Solfanelli e presentata sabato scorso presso la Sala Figlia di Iorio del Palazzo della Provincia di Pescara.
Si rinnova l’appuntamento con questo autore, uno dei più rappresentativi nel panorama letterario regionale e nazionale, particolarmente prolifico e di raffinata sensibilità.
Per Vito Moretti, le cose “raccontano la costruzione della propria vita”, formano il destino, diventano “espressioni efficaci della nostra identità e del nostro quotidiano”.
Gli oggetti diventano cose quando invecchiano e, un po’ per volta, si consumano insieme a noi. «Siamo circondati da fatti, oggetti, realtà, ma poi alcune si perdono e altre via, via, si caricano di una sorta di polvere», afferma Moretti.
Un libro «sincero, denso di contenuti, pervaso da una vaga malinconia». Ne ha parlato Giancarlo Giuliani, docente di Italiano e Latino e stimato poeta.
«Quelli di Vito Moretti», spiega, «sono versi carichi di potenzialità espansiva, oltre che espressiva».
Un’attenzione quasi commovente al gelsomino che fiorisce sul balcone di casa, al “profumo del vino bollito/ e delle arance e dove le cose/ invecchiano insieme al cappotto”.
Perché la vita è questo delicato stare al mondo, l’amore nei piccoli dettagli. «Tendiamo a raccontare solo i grandi eventi, eppure niente è trascurabile nella nostra vita», commenta Giuliani.
Vito Moretti vive tra San Vito Chietino, dove è nato, e Chieti, dove risiede.
È docente universitario, scrittore e poeta in lingua e in dialetto, attivo anche nel campo della saggistica e responsabile di alcune collane editoriali.
L’anno prossimo festeggerà cinquant’anni di carriera letteraria, sempre all’insegna della bellezza, della quale Moretti è uno dei massimi rappresentanti. «Ho rapporti particolarissimi con la bellezza», afferma. «Sostengo che la bellezza sia una sorta di risarcimento all’uomo per i danni della storia». Un antidoto al vivere inquieto e smarrito dei nostri giorni.
Ma «quando la poesia è vera, autentica, fa tutti i miracoli possibili», conclude. Dunque, “meglio quel che resta della poesia, il pensiero che narra”, recita uno dei suoi versi.
“Un tot d’amore, quando la pena/ non basti più al dubbio/ né qui al bisogno di credere/ e di resistere.”