Da Gabrielli dura replica a don Ciotti
di Gino Di Tizio
II botta e risposta tra l'Associazione Libera di don Luigi Ciotti e l'ex prefetto dell'Aquila Franco Gabrielli, oggi capo della Protezione civile nazionale, sulla ricostruzione e sulle infiltrazioni della criminalità organizzata, merita approfondimenti e riflessioni, per capire la realtà della situazione che si vive nel ca-poluogo regionale. Come è noto l'associazione Libera ha reso noto un dossier sulla gestione del post sisma mettendo in risalto quelli che considera segnali inquietanti di presenze della mafia, che avrebbe approfittato dell’emergenza per allungare le sue mani sulle risorse messe a disposizione per L'Aquila e il suo territorio. Gabrielli ha replicato con durezza al dossier sostenendo, in sintesi, che è stato fatto usando parole che non hanno riscontro nei fatti.
«Tutte le volte che sono stati sottoposti alla mia attenzione elementi concreti (al tempo in cui Gabrielli era prefetto della città dell'Aquila ndr) ho emesso provvedimenti, senza alcuna sottovalutazione». Per l'ex prefetto dunque il controllo è stato continuo e severo, come il caso richiedeva, e la legalità all'Aquila è stata sempre rispettata.
«Oltre il 90 per cento degli accessi ai cantieri -sostiene ancora Franco Gabrielli- fatto in Italia in quel periodo, è stato fatto all'Aquila. In 13 mesi all'Aquila -accusa l'ex prefetto- non ho mai visto nessuno di quella associazione e allora sorge una domanda retorica: consideravano il prefetto Gabrielli colluso?
Ma allora dovevano muovere mari e monti per rimuovermi, o, forse, più semplicemente, il prefetto Gabrielli poteva essere distonico rispetto ad una realtà prefigurata?». Domande che, ripetiamo, meritano risposte, che allontanino dalla impressione che comincia a crescere che ci sia chi all'Aquila abbia scelto la logica del pastorello che grida sempre al lupo, per farsi comunque notare, anche quando il pericolo è solo ipotetico e andrebbe fronteggiato alzando argini,, non creando allarmismi inutili.
Insemina troppe parole«senza riscontro» come denuncia Gabrielli, troppa eco mediatica, troppa gente che cerca notorietà attraverso l'evocazione di mafia, camorra e ndrangheta. Così, e qui ha pienamente ragione l'attuale capo della Protezione civile, si crea solo confusione.
Situazione ideale poi per un effettivo inserimento della criminalità organizzata, quella stessa che si dice di voler combattere. L'Aquila corre questo pericolo, se attorno a queste serissime problematiche non si ritrova il senso della misura e soprattutto quello della responsabilità di tutti gli attori in campo.