Fermare le trivellazioni al largo delle isole Tremiti
di Tullio Parlante
Bisogna leggersi la storia di queste meravigliose isole - abitate sin dall'epoca neolitica come ci raccontano i ritrovamenti di villaggi risalenti al VII - VIII secolo a.C. e fosse sepolcrali attribuibili all'età classica ed ellenistica - per capire il grosso danno che il Governo si accinge a commettere, autorizzando la Petroceltic Italia a trivellare al largo delle isole Tremiti.
Come possono un gruppo di persone - chiamate a studiare la fattibilità di una ricerca petrolifera - decidere uno scempio del genere a ridosso di una bellezza paesaggistica-naturalistica considerata un museo a cielo aperto?
L'alzata di scudi da parte di influenti personaggi politici, diventa un atto doveroso verso questo modo di decidere senza coinvolgere gli interessati che in questo caso sono i Presidenti di Regione che vivono la realtà territoriale in prima persona.
Non si tratta di disattendere le direttive del Governo centrale, cercando in tutti i modi di fermare questo scempio, bensì ce in atto un tentativo per far rinsavire chi - pur pensando solo a interessi economici cerca di mettere a repentaglio bellezze naturali che solo madre natura ha il permesso di "modificare" - non riesce a capire che per una manciata di occupazione non si può deturpare un paesaggio che di riflesso - se la politica stesse attenta a certe esigenze locali - potrebbe ricavare comunque dall'investimento occupazionale che la Petroceltic Italia avrebbe con l'autorizzazione alla perforazione.
La presa di posizione da parte sia di politici, che sentono e vivono in prima persona questo orrore ambientale, che delle persone comuni, debbono far riflettere coloro i quali pensano che solo lo sviluppo economico industriale a danno del territorio ci potrà tirare fuori da questo immobilismo occupazionale.
La nostra bella penisola, nello specifico le nostre bellissime Regioni meridionali, devono attingere da altre risorse - il turismo in primis - quella spinta che ci potrà, forse, portare fuori da questo pantano di misera occupazione giovanile e altro.
La dipendenza dal solo petrolio pare che non sia vero. Altre soluzioni possono o potrebbero portarci ad avere rispetto per ciò che la natura ci ha concesso di vedere e amare.
E' un diritto delle nuove generazioni godere di questi privilegi di cui noi dobbiamo essere le sentinelle della salvaguardia non della distruzione o dell'azzeramento di un ecosistema che merita rispetto.
La storia ci ha consegnato un modello di rispetto che va salvaguardato, senza indirizzo alcuno di appropriarci di risorse che pur essendo a cavallo o a ridosso di meraviglie naturali, ci dobbiamo sentire in obbligo di deformare.
Il bagaglio culturale del rispetto per l'ambiente, dove ognuno di noi ne deve essere parte integrante, rappresenta quella forza che non deve essere ostacolo per lo sviluppo, ma deve porre attenzione a che le varie soluzioni al problema trovino valide alternative a un possibile scempio di natura ecologica.
Tuttavia, nella natura stessa di questo possibile evento, non possiamo che essere solidali con chi dell'amore del proprio territorio ne ha fatto una bandiera di rispetto verso la sacralità del proprio territorio.