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La programmazione del nulla!

di Tullio Parlante 

Ci sono alcune trasmissioni televisive (talk show) di una sciatteria tale, andando molto oltre la trascuratezza del vestire, da far venire l'orticaria. 

Spudoratamente di parte, riferimento alla conduzione del programma, da far fatica nel capire il perché di certi atteggiamenti.

Forse per il mantenimento di un posto di lavoro?

Alcune presentatrici/ori sembrano - nella conduzione dei loro salotti televisivi - i portatori del verbo del sapere del tutto di più.

Non fanno - spesso - terminare una risposta.

Forse perché la stessa non rispecchia la "vera" linea di chi conduce la trasmissione?

Spesso interrompono l'ospite perché non deve poter esprimere un concetto di risposta per intero, e ..... potremmo continuare.

Il giornalismo di parte ci può anche stare, ma, nella conduzione non si può svisceratamente sempre mettere in evidenza, pur celando il tutto con il sorrisetto di circostanza, l'appartenenza della propria famiglia politica.

Le trasmissioni di approfondimento politico vengono viste anche da chi non ha il verbo del sapere, come momento di pura arroganza politica, ma ha una visione liberale nel cercare di capire anche chi la pensa diversamente.

La tracciabilità di questa considerazione scaturisce da una semplice domanda: se la linea del programma verte su determinate posizioni, pare normale che all'interno di quei salotti ci siano soltanto invitati e politici che rispecchiano quelle posizioni. 

Diversamente, come ogni tanto succede, la conduzione diventa surreale nel vedere l'accanimento difensivo/offensivo verso un soggetto anziché l'altro.

Ciò la si può definire una trasmissione corretta?

Grossi dubbi permangono all'orizzonte.

Al contrario, cercare in tutti i modi di schierarsi a favore di una tesi politicamente insostenibile, denota la poca capacità d'intendo nella guida di una trasmissione che viene vista e seguita da migliaia di persone. 

Se in una democrazia, quale quella in cui siamo, la libertà di stampa permette a chiunque - sempre nel rispetto delle regole - di poter esprimere la propria opinione, la stessa, anche se cozza contro la linea politica di chi conduce, non può essere sempre messa in discussione perché - seppur nella continua ricerca della considerazione oggettiva che deve sempre tenere a bada le idee altrui - spesso sono palesemente corrette. Ovvero.

Il sacro verbo espressionistico dell'attuale modello dei radical chic recita, a mo' di balbettamento continuo, sempre la stessa litania (monotona fastidiosa filastrocca, lamentela insistente): la tua argomentazione è sbagliata - la mia è corretta.

Anche se spesso non lo è! 

Tolte alcune trasmissioni lineari che parlano di problemi degli italiani in senso largo della comunicazione con presenza rappresentativa di politici di ogni schieramento, il restante è solo di parte.

D'altronde, l'essere parte integrante dell'alta nobiltà di sinistra, li confonde a tal punto da non riuscire a guardare oltre quel confine metafisico rappresentato dal raggruppamento delle posizioni sterili che pur di avallarle, a volte, non si rendono conto di dire delle grosse stupidaggini. 

Questa è la politica dell'oggi, con "forse" un rimpianto indirizzato alla politica di ieri.

Quando si sostiene una tesi, correttamente ragionevole, anche se proviene dalla parte opposta del proprio colore politico, anziché demonizzare la struttura del ragionamento, bisognerebbe rientrare nell'umiltà delle cose che lasciano libero spazio alla risoluzione dei problemi del Paese, a prescindere.....

tutti pazzi per la Civita  

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