La politica del rispetto
di Tullio Parlante
Vivaddio che viviamo in una democrazia parlamentare.
Diversamente, se un politico non piace - riferimento a qualche candidato di sinistra che non avendo argomenti di vera discussione trova in Salvini l'ancora della discussione - potrebbe benissimo essere messo a tacere.
Premesso che le presenze fisiche in campagna elettorale di tutti i politici vanno rispettate “a prescindere” non si riesce a capire il perché di questa forma di odio politico all’indirizzo di un personaggio che, piaccia o meno, attualmente detiene il 25/26% di consensi nazionali.
Quindi è il primo partito.
La politica, quindi chi fa politica, deve essere da insegnamento nell’avere rispetto dell’avversario, non di continuo becero accanimento verbale dovuto a una forma oggettiva di mancanza di idee, che, diametralmente sono opposte all’avversario politico.
Le parole - a volte - pur non avendo certezza di garanzia, sono peggio dei macigni, nel momento in cui il dialogo costruttivo di una competenza politica, diventa motivo di spalmo d'odio.
Lo scontro politico deve essere motivo per programmare e amministrare degnamente un ente per i prossimi cinque anni.
Il programma di ogni singolo candidato deve essere la carta d'identità della nuova misura in cui ci si presenta per governare.
Far capire gli obbiettivi da raggiungere nel prossimo periodo, quindi facendo capire alla cittadinanza i pro e i contro della nuova gestione.
Non accanendosi personalmente contro l'avversario politico - continuando a dire che la presenza di Salvini non era gradita e che lo stesso non doveva venire a Chieti solo perché appartiene a un'altra forza politica che, come detto, piaccia o non piaccia, oggi è il primo partito politico nazionale.
La nobiltà di sinistra, fin quanto non scenderà in mezzo alla gente cercando di essere parte integrante del concetto di collettività, non riuscirà a riprendersi quel consenso che aveva. Perché il popolo si ricorda sia delle promesse che della gestione della cosa pubblica.
Vero è che si sta parlando di elezioni amministrative locali, ma è anche vero che se il carro della politica locale è attaccata ai buoi della politica nazionale, per avere uno straccio di risultato finale basta fare.
Tuttavia, parlando della politica del rispetto, non possiamo che essere d'accordo nel dire: molto lavoro c'è ancora da fare.
Non v'è dubbio che il rigurgito "d'odio politico" possa essere predominante nell'incalzare l'avversario, ma, se questi momenti rappresentano i sentimenti di coloro i quali devono far passare il messaggio della politica personale migliore di quella di altri, così facendo si commette un grave errore di comunicazione.
Il dialogo politico, nell'espressione della divulgazione del proprio messaggio programmatico, è, e deve essere il vero obbiettivo/motivo per cui si riuscirà a tenere in piedi la componente politica in una vera competizione elettorale fra avversari che "comunque" si dovrebbero stimare, non odiare (riferimento sempre è solo all'odio politico)
A tutti i contendenti: in bocca al lupo.