Rimandiamo tutto all'anno prossimo!
di Tullio Parlante
Il popolo italiano, dopo aver dato prova inconfutabile del rispetto delle norme, improvvisamente, non è più in grado di autogestirsi.
Leggendo a destra e a manca - in attesa di un altro eventuale famoso DPCM - viene l'orticaria nell'analisi oggettiva della giornata da trascorrere al mare quando ne avremo l'opportunità.
Premesso che le dovute precauzioni vanno ed andranno prese, quello che si fa fatica ad accettare è che il mare, la spiaggia, il luogo magico dell'assoluto riposo estivo, debba diventare un altro problema in aggiunta a quello che ognuno di noi già possiede. Ovvero.
Ma è normale che io usi una app perché qualcun'altro deve decidere se posso andare in spiaggia?
Se io odio la tecnologia, quindi le app, che succede.......sono tagliato fuori dal mondo reale?
E' normale andare al mare sempre in tensione che qualcuno ti si avvicini più del dovuto?
E potremmo continuare..... Ora.
Continuando nel dire che la normale attenzione "comunque" deve essere sempre all'apice dei nostri pensieri, credo neanche si possa continuare a dire agli italiani di fare le ferie sul territorio nazionale.
Questo sistema di affrontare la stagione estiva non può "assolutamente" definirsi ferie.
Al contrario.
Peggioreremo la nostra condizione psicologica a tal punto da esternare il ben che minimo problema, risolvibile con serenità qualora le cose fossero rimaste come l'anno scorso.
Nel contesto della considerazione trascritta in appendice, quello che andrebbe fatto, da parte della politica che è il titolato a decidere, non coloro i quali ci hanno massacrato di numeri e paure dettate da tutto il contrario di tutto, e, di dare fiducia agli italiani anche in questo contesto, considerando che singolarmente ognuno di noi tiene alla propria salute.
Le regole ci devono essere, ma non devono essere imposte.
Perché se ciò avviene per imposizione, viene spontaneo dire e pensare: ma vivo in un Paese democratico o in una dittatura?
La seconda ipotesi, per cultura sociale e altro, non potrà mai, dico mai tornare, perché oggi le conseguenze non sarebbero uguali a quelle di ieri.