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«Case in aree sismiche è da criminali»

di Gino Di Tizio 

«Non è solo sba­gliato costruire case in zone non idonee, ma è criminale» non si può certo dire che il nuovo capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, che ha raccolto il testi­mone da Guido Bertolaso, man­chi di chiarezza nei suoi interven­ti sui problemi delle zone aquila­ne colpite dal terremoto e sulla ricostruzione in particolare. Le sue parole, nel momento in cui si discute e si polemizza su modi e tempi per ricostruire L'Aquila e gli altri centri, dovrebbero essere tenute in grande considerazione. Ricostruire in zone a rischio è agire da irresponsabili, come lo è stato in passato, ha sostenuto an­cora il responsabile della Prote­zione Civile, quando si è andati avanti con sanatorie e condoni ignorando situazioni di criticità riconosciute dei territori, come appunto quello aquilano, che avrebbero imposto ben altri com­portamenti.

Pensare ora che si de­ve ricostruire di poterlo farlo su zone a rischio accertato è davve­ro criminale. Nel suo ruolo di ca­po della Protezione Civile Ga­brielli quindi insiste, come aveva più volte fatto anche Bertolaso, a indicare nella prevenzione l'uni­ca maniera per evitare disastri, come quello che ha colpito L'Aquila e il suo territorio.

Un criterio che deve essere usa­to anche ora nelle scelte per rico­struire e che deve portare a delocalizzare i centri che si trovano in aree riconosciute come di alto ri­schio sismico. Gabrielli ha parla­to di Onna, ma ha anche messo in risalto i problemi che ci sono nel centro storico aquilano, dove per salvare una delle città monu­mento italiane ci vorranno tecni­che particolari, oltre a risorse im­portanti.

Insomma un chiaro ri­chiamo alla responsabilità di tut­ti, istituzioni e cittadini, perché si affrontino tutte le problematiche con realismo e soprattutto tenen­do ben presenti quali sono le si­tuazioni dove si deve operare.

Oggi per quella tragica notte del 6 aprile del 2008 si cercano i re­sponsabili del mancato allarme e dei crolli di edifici anche di re­cente costruzione, ed è giusto far­lo, ma non si ricorda che esperti di terremoti affermarono che in America o in Giappone, dove le costruzioni sono fatte con bel al­tri criteri, un terremoto della stes­sa intensità di quello registrato in Abruzzo non avrebbe fatto lo stesso disastro.

Per questo le parole del capo della Protezione Ci­vile devono avere il peso che me­ritano, sia per la situazione aqui­lana che per tutto il resto di un , paese dove purtroppo il rischio di terremoti è sempre presente. Il messaggio che ha lanciato deve essere raccolto, da tutti, proprio per evitare nuove tragedie.

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