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D’Amario e l’onorevole del Pd

di Gino Di Tizio

“Ho subito pressioni violentissime per un anno e mezzo da un onorevole del Pd, ma non l’ho accontentato, ho resistito e ho nominato Leonardo Paloscia primario di Eurodinamica”: è questo l’inizio di una sconcertante intervista del direttore generale della Asl di Pescara Claudio D’Amario rilasciata a Pietro Lambertini  e pubblicata ieri da Il Centro. Sconcertante perché il manager mette in piazza, come se fosse la cosa più naturale del mondo, la piaga più pericolosa che affligge il nostro sistema sanitario: l’ingerenza della politica.

Ma lo fa partendo da una posizione quantomeno sospetta, perché anche lui, come ammette nel corso della intervista, risulta essere di nomina politica.

Per questo non ci sembra accettabile la scelta che ha fatto di tirare pietre nascondendo poi la mano. Perché non completa la sua denuncia facendo il nome di quel parlamentare?

Se è vero quello che ha detto al giornalista, cioè che “per il primariato di Emodinamica ho subito pressioni violentissime, insistenti, quasi violenza privata, da un deputato del Pd: è durato un anno e mezzo e questo onorevole ha provato ad interessare anche ambienti romani più alti”, non si capisce perché non dice il nome, visto che si tratta di un comportamento non solo oltre il limite della decenza, ma che potrebbe anche avere anche aspetti penali.

D’Amario comunque  ci fa poi sapere che ha resistito: “Mi dispiace, non posso” perché, ha la bontà di spiegare che “Emodinamica significa salvare la vita a chi ha un infarto”. 

E per gli altri primariati?

Anche per questi il direttore generale della Asl di Pescara rende noto che ci sono forti pressioni politiche, anzi afferma che “la verità è che quando sono arrivato, due anni fa, ho trovato persino le commissioni di invalidità nominate dalla politica”.

Dopo aver dipinto questo quadro della sanità pescarese, assai poco rassicurante per i cittadini, D’Amario ha assicurato che “mai nominerei un medico non all’altezza” ed ha invitato i medici che vogliono occupare posti di rilievo “di non perdere tempo con i politici e di studiare”.

Perché, altra osservazione del manager, questi medici “usano fare il giro delle sette chiese e sono loro ad aumentare la caciara politica”.

Osservazione che D’Amario contrappone alle critiche ricevute proprio dal  mondo politico, da Pd, Idv, Fli e Rifondazione Comunista, tutte formazioni preoccupate che le nomine possano avvenire per influenze politiche.

“Il bue che dice cornuto all’asino”, ha ironicamente commentato il manager della Asl di Pescara.

Considerata però tutta questa situazione, ciò che ci appare inaccettabile  è la posizione assunta da D’Amario espressa da questa frase, in replica alla scontata curiosità del giornalista di dare un nome a quel deputato del Pd, vale a dire di un partito che è di area opposta a quelli che hanno contribuito alla nomina del manager: “Se volessi parlare, ne potrei fare tanti di nomi e cognomi. Non lo faccio per correttezza”.

Evidentemente il direttore D’Amario ha una concezione quantomeno discutibile della “correttezza” che deve avere chi ha un ruolo come il suo.

Non è infatti corretto, comunque si vogliono guardare le cose, lanciare accuse così gravi al misterioso “onorevole”, che comunque onorevole decisamente non appare, e lasciarle nel vago.

E ancor meno corretto è creare una atmosfera di assedio a Fort Alamo da parte della politica, con lui che resiste a tutto e a tutti, senza poi indicare chi sono questi nemici della sanità, anzi della società civile.

Senza fare questi nomi le accuse di D’Amario non solo perdono credibilità, ma offrono una visione assai preoccupante della sanità pescarese, dove, per sua ammissione, fino a ieri si è andati avanti con una gestione “che doveva assicurare soltanto consenso politico”.

Se c’era tanto marcio, come si può pulire la casa senza eliminare i vermi che lo hanno generato? D’Amario rifletta e se ha qualcosa da dire non esiti, perché ogni reticenza, proprio per la gravità della situazione che ha mostrato con la sua intervista, diventa una precisa colpa contro la sanità e contro gli abruzzesi.

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