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Quando vince la propaganda

di Gino Di Tizio

Ho maturato una convinzione, di fronte alle tante polemiche che si sono letteralmente scatenate all’Aquila per i tantissimi problemi legati alla ricostruzione della città: la cosa peggiore che poteva capitare ai cittadini aquilani è che in primavera sia fissato l’appuntamento elettorale. Evento questo che ha finito con il rompere anche quel poco che si era costruito tra le forze politiche per mettere al primo posto l’impegno di far rinascere la città devastata dal terremoto.

Ora si va avanti a scontri vivaci tra coloro che hanno responsabilità istituzionali che dovrebbero portarli a remare tutti insieme per raggiungere il traguardo finale, che è quello di ridare un futuro all’Aquila.

Il presidente della Regione Gianni Chiodi è impegnato in un quotidiano duro confronto con il sindaco Cialente sulle responsabilità per i ritardi nell’opera di ricostruzione, sia come commissario straordinario che come governatore d’Abruzzo.

C’è anche da osservare che il livello dello scontro spesso scende a livelli molto bassi, quando ad esempio si pensa, invece che a risolvere i problemi, a scambiarsi accuse su che cosa non è stato fatto o risulta essere fatto male.

Pesano, in tutta evidenza, le logiche di schieramento, perché ognuno cerca di portare l’acqua al proprio mulino e a toglierla all’avversario.

E la questione si aggrava man mano che ci si avvicina all’appuntamento elettorale.

Non si producono più fatti, proposte, percorsi da compiere per arrivare a positivi risultati, ma polemiche che puntano a fare propaganda in funzione elettorale.

Non è certo quello che gli aquilani si aspettano dalla classe politica.

Prendiamo, per offrire un quadro della bruttissima situazione che si è creata, la polemica  tra Gianni Chiodi e Stefania Pezzopane sui fondi post terremoto destinati alle scuole abruzzesi.

L’ex presidente della provincia e oggi assessore della giunta Cialente, Pezzopane, accusa il commissario straordinario per la ricostruzione Gianni Chiodi addirittura di “atteggiamento persecutorio nei confronti del Comune dell’Aquila” e gli ha indirizzato dieci domande, decisamente provocatorie, alle quali il presidente della Regione ha risposto presentando a sua volte dieci domande di uguale, se non maggiore, carica provocatoria.

Ne citiamo una in particolare, anzi due, perché ci aiuta a mettere a fuoco ciò che sta avvenendo all’Aquila: “Perché non ho ancora ricevuto -scrive Chiodi- un piano di messa in sicurezza e ricostruzione delle scuole di proprietà del Comune, che sarei pronto a finanziare domattina, mentre la provincia dell’Aquila (a guida centro destra, va specificato, ndr) ha quasi terminato?”

Poi l’altra, che è corollario a quella appena fatta: “Forse è più pagante fare polemiche  false piuttosto che lavorare mentre si avvicinano le elezioni?”.

Il punto però è che dall’altra parte non si possono certamente gettare pietre, perché c’è uso abbondante di propaganda anche nel centro destra che spera di conquistare alla sua causa il Comune aquilano.

A questo punto invece di dieci domande ne vorremmo fare una, una sola ai due, anche al sindaco Cialente e ai futuri aspiranti alla sua poltrona: Credete che così facendo, esasperando le polemiche e gli scontri, ricorrendo a false rappresentazioni della realtà, sia in positivo che in negativo, si aiuta gli aquilani a venire fuori dal tunnel in cui sono precipitati da quella notte del 6 aprile di due anni fa?

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