Chapeau per Licio Di Biase
di Gino Di Tizio
Licio Di Biase, come è noto, si è dimesso da presidente del Consiglio comunale di Pescara.
Una poltrona di non poco conto, perché rappresenta un potere e offre anche risorse finanziarie considerevoli a chi la occupa.
Perché l’ha fatto? Le motivazioni che ha offerto meritano molta attenzione, anzi va subito detto che rappresentano un esempio di bella politica, da evidenziare tra le tante brutture che ci vengono offerte quotidianamente dai signori dei partiti.“Era da tempo - infatti ha scritto Di Biase - che meditavo su questo passo perché è forte il desiderio di tornare alla politica attiva, quella di una determinata casacca”.
Fatta questa scelta, cioè di prendere parte al confronto politico schierato con un partito, Di Biase ha considerato che se fosse rimasto avrebbe attuato “una politica assolutamente di parte che mal si coniuga con la figura del presidente di un’assise civica, figura istituzionale che deve essere sempre al di sopra delle parti e degli schieramenti, neutra e imparziale”.
Chapeau per Licio Di Biase e per la lezione che ha impartito al mondo politico, proprio alla vigilia della visita di Gianfranco Fini a Pescara, che, come tutti sanno, interpreta in ben diverso modo la situazione che ha, come presidente della Camera e come presidente di Futuro e Libertà.
Si dirà che non c’è alcuna legge che impedisce a chi presiede una assemblea di far parte di uno schieramento.
Certo, ma esistono discorsi di opportunità, di morale ed anche di decenza che chi fa politica non dovrebbe mai mettere da parte.
Licio Di Biase ne ha tenuto conto, peraltro lontanissimo dalla logica andreottiana riguardo alle dimissioni, che “non si danno mai, perché potrebbero essere accettate”.
Di Biase è ancora giovane, ma avuto trascorsi da democristiano, partito dal quale ha saputo trarre, in tutta evidenza, la parte migliore, vale a dire la coerenza negli ideali e il rispetto delle istituzioni. E di tutto questo gli va dato pienamente atto.
Ha avuto anche un altro chiaro merito: quello di rendere esplicita una sua aspirazione che riguarda la presidenza del Teatro Stabile Abruzzese che potrebbe degnamente ricoprire, per meriti acquisiti in campo culturale, oltre a quello di assicurare tutti che continuerà ad impegnarsi per la sua città, nel semplice ruolo di consigliere comunale.
Un giornalista, almeno nella mia interpretazione del mestiere che faccio, è soprattutto un testimone, con l’obbligo della attendibilità e della correttezza quando racconta gli eventi a cui ha assistito: ebbene, da testimone della vita politica ormai da più di mezzo secolo, devo sottolineare che ricordo un solo precedente di un personaggio che abbandona la comoda poltrona che aveva in un consiglio comunale, per rispondere a motivi legati ad una concezione alta della politica.
Parlo del compianto Adelmo Glieca, che si dimise da vice-sindaco della città di Chieti perché in dissenso con il suo partito, la Dc che allora dominava la scena politica teatina e regionale, per andare tra i socialisti e continuare ad agire come semplice consigliere comunale.
C’è però da precisare che gli emolumenti che, a quel tempo, toccavano agli amministratori erano minimi rimborsi spese, mentre Di Biase ha rinunciato a qualcosa di sostanzioso.
Ed anche per questo, chapeau!