L’incapace di fare scelte
di Gino Di Tizio
Ci sarà un Consiglio regionale straordinario per parlare dei tagli ai tribunali.
In Abruzzo, a stare a quel che è scritto in un articolo della Finanziaria, rischiano grosso quattro sedi giudiziarie, quelle di Avezzano, Lanciano, Sulmona e Vasto. Il ministro della Giustizia Nitto Palma ha in programma l’accorpamento o l’abolizione dei tribunali che non hanno sede nei capoluoghi di provincia.A chiamare l’assemblea regionale a discutere di questo argomento è stato il capogruppo dei Verdi Walter Caporale, che si è detto convinto della necessità di riorganizzare gli uffici giudiziari, ma contesta che venga “applicato il solo criterio della economicità” mentre si dovrebbe “tener conto della storia, della realtà e dei servizi offerti da tanti tribunali minori”.
Posizione, questa assunta dall’esponente dei Verdi, che merita certamente approfondimento.
E la sede del Consiglio regionale è di sicuro quella opportuna, anzi è proprio quella delegata a risolvere questioni di questo tipo, che sempre si ripropongono nella nostra regione.
A questo punto non si può non mettere ancora una volta in risalto la situazione che accusa l’Abruzzo, dove si rischia di pagare una politica scellerata portata avanti negli anni che invece di badare agli interessi generali si è sempre impegnata a tutelare piccoli orticelli, sotto la spinta di un campanilismo che, come sosteneva Remo Gaspari, ha rappresentato la piaga più grave e vistosa che affligge la nostra regione.
Ogni volta infatti che si è trattato di scegliere la collocazione di un ente, di istituire un nuovo servizio, di creare una struttura si è sempre agito per quadruplicare, se non sestuplicare le cose.
Così ci siamo ritrovati sei Asl, sei Ato, sei Ater, per non parlare degli ospedali, che sono nati come funghi sul territorio regionale, senza alcuna programmazione ed anche fuori da ogni logica.
Siamo stati capaci persino di duplicare il capoluogo regionale, decentrando qualche ente strumentale perché ogni città avesse qualcosa.
Scontato che in tempi di vacche magre, quali sono quelli che purtroppo stiamo vivendo, ci venga chiesto conto di queste situazioni.
Va riconosciuto che il presidente della Regione Gianni Chiodi ha messo in cantiere una profonda riforma dell’intero sistema, che prevede anche accorpamenti e tagli, ma si è dovuto rendere conto che si tratta di operazione difficilissima da portare a termine con pieno successo.
Le resistenze sono tante e quello che manca chiaramente alla politica abruzzese è la capacità di mettere da parte localismi e dimenticare i campanili per fare scelte che tutelino gli interessi generali. Purtroppo questo è un traguardo difficilissimo da raggiungere dalla nostra politica.
E capita così che i tagli ci vengono imposti, quando la situazione diventa non più sostenibile.
Perché, la domanda che vi viene da fare è questa, non si riesce mai a varare provvedimenti di riforma che siano condivisi da tutti, perché poi il percorso per arrivare al risultato finale non trovi più ostacoli?
Prendiamo il caso ultimo: la possibilità che vengano tagliati quattro tribunali.
L’occasione del consiglio straordinario regionale potrebbe essere quella giusta non per assistere al solito muro contro muro tra maggioranza e opposizione, ma per valutare le situazioni e presentare alla fine una proposta al Governo che rispetti le reali esigenze dei cittadini abruzzesi, finalmente sollevati dal peso del più becero campanilismo che finora ha sempre avuto un peso decisivo sulla bilancia.
Avverrà tutto questo?
Purtroppo abbiamo poche speranze che ci sia una svolta di questo tipo.
Ed è un vero peccato, per l’Abruzzo e gli abruzzesi.
Speriamo di sbagliarci.