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I due binari da percorrere

di Gino Di Tizio

Montesilvano, per numero di abitanti, è la quinta città d’Abruzzo.

Si capisce perché il voto di primavera venga considerato importantissimo a livello politico non solo locale, e per più ragioni.

Intanto per la situazione politica generale: dal ciclone giudiziario che devastò l’amministrazione comunale partì il crollo del centro sinistra in Abruzzo; ovvio che ora Pd e gli altri alleati pensino di invertire la rotta e recuperare posizioni.

Da Montesilvano si auspica che possa partire la rivincita, per riconquistare gli spazi perduti.

Poi perché la politica si trova a gestire il rapporto con la giustizia e deve fare scelte che possono pesare sul futuro, non solo della città.

Ed è questo aspetto  che vogliamo approfondire.

Nel centro sinistra c’è chi vuole fuori gli indagati, senza se e senza ma e su questo ci sono forti contrasti.

Non si può usare, affermano alcuni esponenti del Pd, la giustizia, che peraltro deve ancora esprimersi, per mettere di canto i concorrenti politici.

Poi deve valere sempre la presunzione di innocenza.

Nel centro destra lo stesso sindaco uscente, Pasquale Cordoma, ha tracciato una linea netta di comportamento: non saranno i processi a impedire una sua ricandidatura, ha chiaramente detto, ma “l’aver portato a termine tutti i punti del programma di governo”.

Quindi è pronto a ricandidarsi sindaco, ovviamente se il partito darà il suo nulla osta.

Comunque ci sono due modi per affrontare il problema: uno, quello che viene da certi ambienti del centrosinistra di Montesilvano, che dice no a chiunque abbia aperto un conto con la giustizia, a prescindere anche da come e perché c’è stato un avviso di garanzia e di quale reato si deve discutere, l’altro, quello del centrodestra, che si evince dalla posizione di Cordoma, è che a decidere non possano essere i procedimenti giudiziari aperti.

Vedremo come si svolgeranno le cose.

Per quel che ci riguarda siamo non da oggi convinti che i percorsi della politica devono essere diversi da quelli della giustizia.

Se un sindaco o un personaggio politico deve farsi da parte, non può essere un semplice avviso di garanzia a determinarlo.

E nemmeno un rinvio a giudizio, se i fatti contestati non sono riconducibili alla attività amministrativa svolta.

Devono essere i partiti e gli elettori a decidere.

Ha ragione Cordoma quando dice: “Mi ripresenterò solo se potrò farlo a testa alta, portando a termine tutti i punti del programma di governo”.

Il resto lo vedrà nelle sedi giuste, cioè dei tribunali.

E così dovrebbe essere anche per tutti gli altri. Ci sono due binari, insistiamo nel dirlo, da percorrere e solo quando si arriverà alla stazione finale si potranno fare i conti.

Fuor di metafora deve valere la presunzione di innocenza, da una parte, fino alla sentenza definitiva, mentre dall’altra i comportamenti di chi ha responsabilità di gestione della cosa pubblica devono passare al vaglio dei partiti a cui si appartiene e degli elettori, gli unici deputati a dare o ritirare la delega ad un amministratore.

Vedremo come andrà a finire a Montesilvano.

Servirà anche per sviluppare altre situazioni, come quella di Luciano D’Alfonso, l’ex sindaco di Pescara che sarebbe pronto a tornare in campo, malgrado i suoi guai giudiziari.

Anche per questo attendiamo con curiosità gli eventi che si verificheranno a Montesilvano.

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