Basta il ritorno di un Gaspari?
di Gino Di Tizio
Ma davvero il professor Lucio Gaspari, unico figlio del compianto pluriministro Remo, rappresenta una concreta occasione di cambiamento con la sua annunciata scesa in campo nella politica abruzzese?
A leggere ciò che ha scritto Sergio Baraldi, direttore del quotidiano Il Centro, vale a dire della testata più diffusa in Abruzzo, nel suo editoriale di domenica la risposta è si, come si evince già nel titolo: “La novità in Abruzzo è Gaspari”.
Ma è proprio così?
Un eccellente medico di 65 anni, finora rimasto lontano, anche per volontà paterna, da ogni discorso politico, può essere il “nuovo” capace di rivoluzionare le cose, e riportare i discorsi politici a livello quantomeno di maggiore dignità?
Con tutto il rispetto per il brillante professore abbiamo molta, moltissima perplessità che la strada indicata possa portare addirittura cambiamenti nel quadro politico regionale.
Se bastasse la buona volontà di un eccellente professionista, docente universitario, microchirurgo di livello internazionale (è capace di operare l’orecchio di un topo, ci disse con orgoglio il padre Remo in una rara occasione di cui ci parlò della sua famiglia ) a rimettere sulla giusta linea di galleggiamento la dissestata barca della politica abruzzese saremmo davvero felici di constatarlo.
Ma cosa può mai portare, oltre il suo cognome, Lucio Gaspari?
Quale esperienza sul campo ha maturato, oltre quelle, preziosissime nella sua attività di scienziato e di medico?
Scrive il direttore Baraldi che “la novità non sta solo nel ritorno di un Gaspari nella vita politica regionale.
Sta anche nelle cose che ha detto al nostro giornale e nel modo con cui le ha dette”.
Poi Baraldi ha precisato che Lucio Gaspari “ha parlato come un cittadino” usando “un linguaggio che non si ascolta di frequente”.
Basta tutto questo per legittimare tante speranze?
Vorremmo che fosse vero, cioè che arrivasse un personaggio capace di riprendere la Regione per mano e di trascinarla verso un futuro migliore, superando le criticità di oggi, ma per ottenere questo risultato ci vuole ben altro che qualche bello e saggio discorso, sia pure se è di quelli che oggi si sentono di rado.
Chi sa di politica, sa anche bene quanto complicato sia entrare in campo per far vincere qualche importante partita.
Non vorremmo invece che tirare in ballo il nome di Gaspari sia una bella trovata di un partito, che così cerca di guadagnare voti puntando più su quello che ha rappresentato il padre che a quanto potrà fare il figlio.
Se questa fosse l’operazione , con tutto il rispetto per ciò che scrive il direttore de Il Centro, non crediamo che possa portare alla politica abruzzese quel cambiamento che si ritiene necessario che avvenga.
Inoltre non ci appare davvero un bel segnale per la credibilità stessa della politica quello che viene dal fatto che al professore figlio dell’uomo politico che per mezzo secolo è stato il punto di riferimento della politica abruzzese venga subito offerto la candidatura al Senato.
Quali sono i meriti particolari che farebbero guadagnare questa candidatura?
Non certo quelli della militanza partitica, o dell’impegno diretto nelle vicende politiche.
C’è solo il nome che porta, la figura di suo padre, che ancora in molti rimpiangono, soprattutto di fronte a carenze degli attuali protagonisti della politica abruzzese.
Insomma il sospetto che con Lucio Gaspari si stia tentando una operazione che puzza più di politicantismo che di ricerca davvero di nuove strade da percorrere è decisamente forte.
Detto tutto questo però resta ammirevole la annunciata volontà del professor Lucio Gaspari di voler scendere in campo per rispondere ad “un dovere civico” di impegnarsi “per il Paese e soprattutto per l’Abruzzo”.
Convincente anche il suo discorso che quando ci si trova su una barca in piena tempesta non possono essere solo i marinai (vale a dire i politici) a darsi da fare, ma tutti coloro che stanno sulla barca.
Lo attendiamo però alla prova, come dovrebbe fare il partito a cui ha aderito prima di spalancargli porte e finestre e farlo accomodare nelle poltrone più ambite.
Una politica seria e responsabile così farebbe…