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La legge sbagliata si cambia

di Gino Di Tizio

L'assoluzione di Alessio Finiello finito sotto processo per aver violato i sigilli che c'erano all'Hotel Rigopiano, per portare fiori nel luogo dove era morto il figlio, ha rappresentato una notizia di interesse nazionale, riportata infatti da tutti i media, scritti e parlati.

Si è parlato di una giustizia capace di andare oltre le regole scritte, per dare giusto spazio a valori che nella vita devono avere più peso.

Bene così.

Ma ricordo che nel gennaio del 2019, quando venne fuori la notizia della denuncia e della multa comminata a Finiello per aver ignorato quei sigilli, l'allora ministro dell'interno Matteo Salvini invitò Finiello a non pagare la multa, perché "se una legge è sbagliata non si rispetta, ma si cambia".

In quella occasione dalla politica non venne fuori il solito "atto di fede" nella magistratura, ma un chiaro invito a non rispettare la legge sbagliata.

Ma furono solo parole, questo è il punto, perché non si è agito per cambiare la legge, ritenuta sbagliata, ma si è arrivati al processo dove si è trovato un giudice che ha dato valore pieno al sentimento di un padre e al suo diritto di portare quel mazzo di fiori, più che alle norme scritte.

Applausi al giudice, a questo punto, non ad una politica che parla molto, ma non agisce nemmeno quando si trova, come in questo caso, davanti a palesi situazioni che imporrebbero una visione della giustizia capace di staccarsi da quella "obbligatorietà dell'azione penale" fonte di tanti danni alla nostra comunità civile.

Vedi anche: La tragedia di Rigopiano

tutti pazzi per la Civita

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